Stalle “abitabili”…

In visita ad una famiglia di un Battesimo, il tempo scorre veloce e sereno attorno alla tavola e alle confidenze di gioie, fatiche, timori per i bimbi, sguardi sulla situazione del mondo… “Neanche lui ha scelto un bel posto per nascere – dice la mamma, e non si riferisce al figlio, ma proprio a Gesù! – perché una stalla è sempre una stalla!” Se è vero! E sicuramente non era bella come le nostre di oggi. Nato in una stalla e come culla una mangiatoia… Forse non c’era un posto più povero! Lo ha compreso bene anche la tradizione popolare, quando canta: “A te, che sei del mondo il Creatore, non sono panni e fuoco o mio Signore; caro eletto pargoletto, quanto questa povertà più m’innamora, giacché ti fece amor povero ancora”. Accogliamo ancora una volta questo splendido annuncio: è nato nel luogo più povero, per dirci che nessun luogo della nostra vita è così povero da non poterlo ospitare. Egli continua a nascere nel luogo povero delle nostre paure, dei nostri fallimenti, delle nostre malattie, delle nostre solitudini. Egli continua a nascere nel luogo povero delle nostre divisioni, dei nostri litigi, dei nostri rancori, della nostra incapacità di perdonare. Egli continua a nascere nel luogo povero dell’odio, del terrorismo, della violenza, dell’altro percepito sempre come minaccia. Egli continua a nascere nel luogo povero del nostro orgoglio, dei nostri pregiudizi, della fatica di vedere nell’altro un dono. Egli continua a nascere nel luogo povero di preti che danno scandalo, di sposi che non si amano più, di giovani che si sentono vuoti e abbandonati, di tante creature che non trovano neppure una stalla, perché vengono uccise prima. Egli continua a nascere nel luogo povero di tante persone che sono stanche di patire, che sopportano dolori troppo grandi per le loro forze. Egli continua a nascere nel luogo povero di uomini e donne che stanno vicino con semplicità e con amore a chi soffre, a chi è solo, a chi domanda un po’ di speranza. Egli continua a nascere nel luogo povero della nostra comunità cristiana, segnata dai limiti ma anche dai doni di ciascuno di noi. Proprio queste “stalle” diventano una porta di misericordia che egli apre nella nostra vita, e lo fa amandoci con la nostra carne, mettendo i piedi sulla nostra terra, respirando la nostra aria, gustando la bellezza di questo mondo. Nessuna delle nostre “stalle” lo ha scoraggiato nel suo venirci incontro per amore. Riprendiamo coraggio! Il Natale profuma di speranza le nostre stalle maleodoranti e le rende “abitabili”, trasfigurate da un Amore che non riusciamo nemmeno ad immaginare!

don Silvano