Giubileo della Misericordia

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Che cosa significa Giubileo? Il termine riprende la tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra, la restituzione dei beni confiscati, la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi. Il nome deriva dalle tre parole ebraiche “jobel” (ariete), “jobil” (richiamo) e “jobal” (remissione). Nel capitolo 25 del Levitico, infatti, il popolo ebraico viene incoraggiato a far suonare il corno di ariete (“jobel”) ogni “sette settimane di anni” per richiamare (“jobil”) la gente di tutto il paese, dichiarando santo il cinquantesimo anno e proclamando la remissione (“jobal”) per tutti gli abitanti. Viene detto anche “Anno santo”, perché promuove la santità della vita dei credenti. Quello “ordinario” avviene ogni 25 anni; finora sono stati 26, l’ultimo è stato il Giubileo del 2000. La consuetudine di indire Giubilei straordinari risale al XVI secolo. I più recenti sono stati quello del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione. Quello attuale è il primo “tematico”.

DURATA

Dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016, solennità di Cristo Re.

MOTTO

“Misericordiosi come il Padre”, tratto da Lc 6,36.

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E’ opera del gesuita p. Ivo Marko Rupnik. L’immagine, molto cara alla Chiesa antica, che indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione, propone il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito. Il disegno è realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo e lo fa con amore tale da cambiargli la vita.

PORTA SANTA

E’ forse il segno più conosciuto del Giubileo. Proprio perché “segno” domanda di andare oltre ciò che si vede ed avere uno sguardo simbolico su un gesto che altrimenti rischia di diventare magico e automatico… Per noi cristiani la porta non è un oggetto, ma una persona: Gesù, che ha detto: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). Significa che egli è l’unica via di accesso alla salvezza: nessuno può arrivare al Padre se non per mezzo suo. Il passaggio attraverso la Porta santa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere incontrando Gesù e “passando” dal peccato alla grazia attraverso di lui, in una vita nuova, che brilla di luce e di gioia perché ha sperimentato la porta spalancata della misericordia di Dio. Dice papa Francesco: “Attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi. Attraversare la Porta Santa è il segno della nostra fiducia nel Signore, che non è venuto per giudicare, ma per salvare. State attenti che non ci sia qualcuno troppo furbo che vi dica che si deve pagare. No. La salvezza non si paga. La salvezza non si compra. La Porta Santa è Gesù e Gesù è gratis”. Hanno una porta santa le quattro basiliche papali di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Ma per quest’anno il papa ha disposto che “in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa madre per tutti i fedeli, si apra una uguale Porta della Misericordia. Potrà essere aperta anche nei Santuari. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa”.

PELLEGRINAGGIO

Scrive papa Francesco: “Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è un pellegrino, che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”. Non si tratta semplicemente di camminare o di spostarsi… E’ un andare simbolico, che richiamo il viaggio interiore di conversione e di novità, da conquistare giorno dopo giorno per crescere nella santità. Si può fare tanta strada anche da fermi… Continua il papa: “Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare. Il mio pensiero va anche ai carcerati, che sperimentano la limitazione della loro libertà. A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”. 

L’INDULGENZA

La Chiesa vive la comunione dei Santi. Per questo è capace con la sua preghiera e la sua vita di venire incontro alla debolezza di alcuni con la santità di altri. Scrive papa Francesco: “Il Giubileo porta con sé anche il riferimento all’indulgenza. Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini. Nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, Dio rende evidente questo suo amore che giunge fino a distruggere il peccato degli uomini. Lasciarsi riconciliare con Dio è possibile attraverso il mistero pasquale e la mediazione della Chiesa. Dio quindi è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata. Noi tutti, tuttavia, facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr. Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. Mentre percepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona. Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa come segno del desiderio profondo di vera conversione. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero. L’indulgenza giubilare può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei Santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine”. 

OPERE DI MISERICORDIA

Scrive papa Francesco: “Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo su queste opere. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”. “Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare”.